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PERIODICO INFORMATIVO - 28 LUGLIO 2023

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IN EVIDENZA

CONFAPI ANIEM: GIORGIO DELPIANO PRESIDENTE NAZIONALE

ATTIVITA’ ASSOCIATIVA

Lo scorso 26 luglio il Consiglio Nazionale ha eletto all’unanimità Giorgio Delpiano Presidente di Confapi Aniem.

Delpiano, 59 anni, cagliaritano, è imprenditore edile di terza generazione con l’Impresa Delpiano che opera nel settore pubblico e privato. Oltre a essere presidente di Confapi Sardegna, è consigliere della Camera di Commercio di Cagliari e Oristano, membro del CdA Sogaer (la società che gestisce l’aeroporto di Cagliari) nonché presidente di Edilcassa Sardegna.

Ringrazio tutti i componenti del Consiglio Nazionale di Confapi Aniem che hanno sostenuto la mia elezione – il commento di Delpiano –, ringrazio il presidente uscente, Rocco Di Giuseppe, per il lavoro svolto in un periodo estremamente complicato. È questo un incarico che accolgo con molto orgoglio e che arriva dopo un grande impegno che ho portato avanti da vicepresidente di categoria in passato”.

 “Ci apprestiamo a lavorare con un’Unione di categoria rafforzata e cresciuta molto in questi ultimi anni. Aniem rappresenta e deve rappresentare sempre di più tutto il territorio nazionale, dal Nord al Sud. Stiamo affrontando un periodo complicato scandito da grandi cambiamenti per un settore che ha avuto certamente una forte ripartenza grazie ai bonus, trainando l'economia del Paese nel post pandemia, ma che oggi ne sconta le grosse criticità con più svantaggi che benefici. Nel prossimo triennio ci impegneremo a lavorare su questo, sul Codice degli appalti e sul sistema della bilateralità in edilizia che va rafforzato e ammodernato. Dobbiamo stare al passo con i tempi – ha aggiunto Delpiano -, in una società dove i cambiamenti avvengono in modo estremamente veloce. Dobbiamo condividere la visione che ha portato Confapi a diventare la principale e autorevole rappresentanza del mondo produttivo della piccola e media industria privata italiana, cuore del tessuto produttivo del nostro Paese. Aniem incarna questa peculiarità. Ci impegneremo quindi per renderla ancora di più l'unica e vera rappresentanza della categoria edile della piccola e media industria italiana”.

EMERGENZA CALDO NEI LUOGHI DI LAVORO: CONFAPI AL TAVOLO CON I MINISTRI CALDERONE E SCHILLACI

ATTIVITA’ ASSOCIATIVA

In settimana, Confapi ha partecipato alla riunione del Tavolo ministeriale per l’emergenza caldo sul lavoro tra Governo e parti sociali alla presenza dei ministri del Lavoro e della Salute, Marina Calderone e Orazio Schillaci, insieme al Sottosegretario, Claudio Durigon. Sul tavolo del confronto  il "Protocollo condiviso per l'adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro".

Nel corso dell’incontro la Confederazione si è detta “favorevole ad un protocollo strutturato che abbracci non solo la situazione contingente ma anche eventuali situazioni similari avverse che potrebbero manifestarsi nel lungo periodo. Le condizioni climatiche infatti da occasionali stanno divenendo oramai ricorrenti. L'Ispettorato nazionale del Lavoro e in precedenza l'Inail hanno già fornito importanti strumenti di prevenzione sia per i datori di lavoro sia per le lavoratrici e i lavoratori”.

Per Confapi, quindi più che dover intervenire sull'ampliamento del Documento di Valutazione dei Rischi si dovrebbe fare un riferimento esplicito nel protocollo a tali strumenti già esistenti per evitare ulteriori adempimenti a carico delle imprese visto che le previsioni in materia già esistono. Si ritiene inoltre che l’intervento e il supporto di tutte le Istituzioni preposte è fondamentale in tutti quei casi particolari in cui si possono introdurre procedure semplificate e efficaci per disciplinare la materia. Infine, secondo l’Associazione occorre in particolare evitare che le interruzioni determinate da condizioni oggettive possano determinare sanzioni e/o penalità alle imprese eccependo ritardi nelle commesse e negli adempimenti contrattuali.

Il protocollo del Governo, nel testo della bozza, contiene la valutazione dei rischi e la necessità di una sorveglianza sanitaria, la riorganizzazione dei turni e delle pause fino a prevedere anche interruzioni in casi estremi.  Si prevedono inoltre delle raccomandazioni sull'abbigliamento e l'idratazione e l’obbligo per i datori di consegnare indumenti da lavoro e Dpi, con dispositivi di protezione individuale (quando previsti) "adeguati alle alte temperature". Si dispone altresì di demandare alla contrattazione territoriale il dettaglio dei contenuti delle linee guida nazionali. 

EDILIZIA E EMEREGENZE CLIMATICHE: GOVERNO APPROVA DECRETO LEGGE PER AGEVOLARE LA CIGO

LAVORO

Sempre sul tema delle emergenze climatiche, nella seduta svoltasi il 26 luglio u.s., il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che, nell’introdurre misure urgenti a tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica, facilita l’accesso alla Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) estendendola ai settori dell’edilizia e a quello lapideo-estrattivo.

In particolare, viene prevista, per le attività lavorative del periodo luglio-dicembre 2023, la neutralizzazione, ai fini del calcolo dei limiti di durata massima di cassa integrazione ordinaria, dei periodi oggetto di trattamento ordinario di integrazione salariale (CIGO) per eventi oggettivamente non evitabili quali le eccezionali emergenze climatiche, estendendo anche al settore edile, lapideo e delle escavazioni, lo strumento già operante per altri settori.

L’obiettivo evidenziato dal Ministro del Lavoro; Marina Calderone è quello di fornire uno strumento ai settori maggiormente in difficoltà e, in particolare “sugli edili interveniamo per consentire a tutte le aziende che hanno necessità di cassa integrazione ordinaria non solo di farlo, ma di non considerare” l’uso di questa Cig “nel tetto massimo dei periodi concedibili”.

Come anticipato nell’incontro con le parti sociali sopra illustrato, si prevede, inoltre, che i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e della salute favoriscano la sottoscrizione di intese tra organizzazioni datoriali e sindacali per l’adozione di linee-guida e procedure concordate. 

IL GOVERNO PRESENTA LA RIMODULAZIONE DEL PNRR

ECONOMIA

Lo scorso 27 luglio, il Governo ha presentato la rimodulazione del Pnrr che modifica 144 obiettivi dei 349 complessivi.

Le decisioni, assunte dalla cabina di regia e che il Ministro Fitto sottoporrà al Parlamento la prossima settimana prima dell’inoltro alla commissione Europea, prevedono un definanziamento di 15,9 miliardi, relativi a progetti per i quali sono emerse criticità per la spesa dei fondi entro il 2026 (dei quali 13 miliardi riguardano i Comuni).

I tagli, in particolare, coinvolgono interventi per la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (6 miliardi), progetti di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi, piani urbani integrati per 2,5 miliardi, gestione del rischio di alluvione per 1,287 miliardi, l’idrogeno in settori hard-to-abate (progetti di investimento e progetti di ricerca e di sviluppo per la decarbonizzazione dei processi industriali) da 1 miliardo, servizi e infrastrutture sociali di comunità per 725 milioni, promozione di impianti innovativi (incluso offshore) per 675 milioni, tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano per 110 milioni, valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per 300 milioni.

Tali risorse, secondo le intenzioni annunciate dal Governo, saranno recuperate nell’ambito dei fondi di coesione, della revisione del Piano nazionale complementare e di altre risorse nazionali.

Esclusa dal Pnrr, in quanto realizzabile in tempi non compatibili con la scadenza del 2026, anche la tratta ferroviaria Roma-Pescara. Le risorse saranno utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari. Il Ministro delle Infrastrutture Salvini ha comunque garantito che tutte le opere non ricomprese nel Pnrr ma ritenute strategiche, come la Roma-Pescara, saranno finanziate da altri programmi.

Vengono temporalmente spostate anche alcune riforme, tra le quali l’obbligo generalizzato di pagare le imprese fornitrici in 30 giorni: rinvio di 15 mesi rispetto all’obiettivo che era stato fissato entro la fine del 2023.

Dopo il via libera del Parlamento, la proposta sarà trasmessa all’Unione europea per l’avvio del confronto. 

NEL PRIMO SEMESTRE 2023 RECORD APPALTI, DA LUGLIO RALLENTAMENTO CON IL NUOVO CODICE

CONTRATTI PUBBLICI

Secondo l’Osservatorio Cresme, nel primo semestre dell’anno si è registrato un record di bandi in Italia, dovuto sia al Pnrr che all’effetto “svuota cassetti” prima del 30 giugno, data che rappresentava l’ultimo giorno utile per attivare le procedure con il vecchio Codice Appalti; dal 1°luglio (data di efficacia del nuovo Codice) si evidenzia invece un rallentamento delle procedure.

Da gennaio a giugno 2023 sono stati promossi 14.886 bandi per un valore di 55,103 miliardi, pari a un incremento del 46,1% per il numero e del 113,9% per i valori rispetto allo stesso periodo del 2023.Il mese di giugno risulta essere il più produttivo, con 4.442 procedure per 23,831 miliardi, nuovo record che va a superare quello precedente di dicembre 2022 quando erano stati prodotti 4.421 avvisi per 20,756 miliardi.

Tra gli Enti appaltanti al primo posto si segnalano le amministrazioni comunali con 7.780 gare (+49,6% rispetto al primo semestre 2022) per 11,716 miliardi (+259%). Seguono i gestori di reti, infrastrutture e servizi pubblici locali con 1.608 appalti (+69,8%) per 9,258 miliardi (+216%), le ferrovie con 179 bandi (+371%) per 7,889 miliardi (+159%) e l’Anas, che passa dai 101 avvisi per 80 milioni del primo semestre 2022 a 268 per 4,556 miliardi di quest’anno (rispettivamente +165% e +5.532%).
Crescita in valore a tre cifre anche per regioni (1,927 miliardi, +352%), province (1,782 miliardi, +157%) ed edilizia sanitaria (1,988 miliardi, +230%).

La metà dei 55 miliardi andati in gara nel 2023 riguarda i bandi oltre i 50 milioni (151, +104%) che hanno totalizzato da soli 27,884 miliardi (+111%).

Nel primo semestre 2023 la classifica delle regioni vede in testa la Campania (6,957 miliardi) che precede la Lombardia (6,448 miliardi), il Piemonte (5,812 miliardi), il Lazio (4,523 miliardi) e la Puglia (4,294 miliardi). 

IL PRINCIPIO DI ROTAZIONE NELLE PROCEDURE RISTRETTE

GIURISPRUDENZA

Il Tar Calabria (Sentenza n.1019/2023) è intervenuto sulla corretta applicazione del principio di rotazione nelle procedure ristrette, dichiarando illegittimo un affidamento nel quale era stato invitato a partecipare il “gestore uscente”.

I Giudici hanno evidenziato come l'individuazione dell'operatore economico da invitare, scelto a mezzo indagini di mercato o elenchi predisposti, non costituisca una scelta pienamente discrezionale della stazione appaltante, dovendosi comunque evitare scelte elusive della concorrenza. 

L’Anac (linee guida n.4) aveva già avuto modo di precisare come debba applicarsi il principio di rotazione degli affidamenti e degli inviti, rispetto all'affidamento immediatamente precedente a quello di cui si tratti, nei casi in cui i due affidamenti, quello precedente e quello attuale, abbiano ad oggetto una commessa rientrante nello stesso settore merceologico, nella stessa categoria di opere o nello stesso settore di servizi. Il principio di rotazione comporta, di norma, il divieto di invito a procedure dirette all'assegnazione di un appalto, nei confronti del contraente uscente e dell'operatore economico invitato e non affidatario nel precedente affidamento.

La rotazione non si applica laddove il nuovo affidamento avvenga tramite procedure ordinarie o comunque aperte al mercato, nelle quali la stazione appaltante, in virtu' di regole prestabilite dal codice dei contratti pubblici ovvero dalla stessa in caso di indagini di mercato o consultazione di elenchi, non operi alcuna limitazione in ordine al numero di operatori economici tra i quali effettuare la selezione.

Nel caso esaminato dal Tar, il riaffidamento è stato ritenuto illegittimo in quanto l’aggiudicataria era l’affidataria uscente di un appalto ad oggetto lo stesso servizio.

Più specificamente, “Ilprincipiodellarotazionedelle imprese comporta, di norma, il divieto di invito a procedure dirette all'assegnazione di un appalto, nei confronti del contraente uscente, salvo che la stazione appaltante fornisca adeguata, puntuale e rigorosamotivazionedelle ragioni che hanno indotto a derogarvi”. 

L’ente appaltante, quindi, avrebbe dovuto fornire una stringente motivazione qualora avesse voluto derogare al principio di rotazione.

Secondo i Giudici, non è convincente la giustificazione secondo la quale l’esiguo numero di operatori economici presenti sul mercato può rappresentare una deroga al criterio di rotazione, in quanto ciò avrebbe dovuto essere esplicitato sin dall’avvio della gara, e poi perché a maggior ragione, la ridotta apertura del mercato di un settore costituisce un motivo in più per implementare l’applicazione del principio di rotazione. 

ANAC E TAR SICILIA: ILLEGITTIMA LA RICHIESTA DI GIUSITIFAZIONI PREVENTIVE

GIURISPRUDENZA

Sia il Tar Sicilia (Sentenza n.2202/2023) che l’Anac (Bando tipo n.1/2023) ritengono illegittima la richiesta di produrre, unitamente all’offerta, giustificazioni preventive a pena di esclusione.

Nel caso specifico esaminato dal Tar, era stato richiesto un documento per l'indicazione dei “costi degli elementi di calcolo del prezzo offerto”. Secondo il Tribulale siciliano tale richiesta non trova nelle disposizioni “normative settoriali alcun appiglio normativo” ed è quindi da considerarsi “clausola nulla”.

Nel recente “bando tipo” dell’Anac per appalti di forniture e servizi sopra soglia si prevede che la stazione appaltante possa richiedere, già in sede di presentazione delle offerte, le “giustificazioni relative alle voci di prezzo e di costo”, ma che “la mancata presentazione anticipata delle giustificazioni non è causa di esclusione”.

Nel corso della verifica il “il Rup richiede al concorrente la presentazione delle spiegazioni, se del caso, indicando le componenti specifiche dell'offerta ritenute anomale” con presentazione dei giustificativi “a quindici giorni dal ricevimento della richiesta”. 

ATTIVO LO SPORTELLO QUALIFICAZIONE DI ANIEM LAZIO 

CONVENZIONI

Aniem Lazio ha attivato un servizio per assistere e fornire consulenza alle imprese su tutte le questioni attinenti al sistema di qualificazione, con particolare riguardo alle modalità per acquisire l’attestazione Soa (prima attestazione, verifica triennale, rinnovo) e le certificazioni Iso.

Ricordiamo, peraltro, che recente legge n.51/2022 ha imposto il possesso dell’attestazione Soa anche per i lavori di importo superiore a 516.000 euro rientranti nel Superbonus e negli altri bonus edilizi: dal 1° gennaio 2023 e al 30 giugno 2023, l’esecuzione dei lavori dovrà essere affidata esclusivamente ad imprese che documenteranno l’avvenuta sottoscrizione di un contratto con una Soa; dal 1° luglio 2023 sarà necessario il possesso dell’attestazione Soa al momento della sottoscrizione del contratto di appalto.

Per maggiori informazioni le imprese interessate possono contattare i nostri Uffici scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure telefonando al numero 334.9767911.

 

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La digitalizzazione dell’industria non è una trasformazione per pochi eletti. Anche le piccole e medie imprese, con tutte le difficoltà del caso, si sono messe in marcia e ora un’indagine svolta per il ministero dello Sviluppo economico dalla società Met, in vista della prossima Relazione annuale del garante Pmi, parla di una prima inversione di tendenza: quasi una su tre utilizza tecnologie 4.0 o ha in programma di farlo.  Fonte

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